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SISTEMA DI SORVEGLIANZA DEGLI INFORTUNI MORTALI E GRAVI SUL LAVORO: I LAVORATORI ANZIANI
inail
, infortunio
, valutazione dei rischi
A conferma del progressivo invecchiamento della popolazione, nella UE15 si stima che nel 2025 i lavoratori di età tra 50 e 64 anni saranno il 35%, pari al doppio dei minori di 25 anni, ponendo problemi di sostenibilità economica, anche dal punto di vista sanitario e pensionistico, rendendo di conseguenza necessaria una maggior durata della vita lavorativa.
Per le elaborazioni dei dati resi disponibili dal sistema Infor.MO (finalizzato a studiare le cause degli infortuni mortali e gravi sul lavoro, tramite l’analisi della dinamica infortunistica) (cfr. allegato), la categoria dei lavoratori anziani è definita quella dei soggetti di età pari o superiore ai 55 anni. Rispetto al totale dei 1.256 casi registrati nel quinquennio 2011 - 2015, nell’archivio Infor.MO si sono registrati 442 infortuni mortali di anziani (35%).
Tra gli anziani le modalità di accadimento più frequenti per gli infortuni mortali sono le cadute dall’alto (34%) e la perdita di controllo di mezzi (25%), spesso con conseguente ribaltamento.
Nei vari comparti si può rilevare in Agricoltura il 44% dei casi mortali che coinvolgono lavoratori anziani e si osserva che le modalità di accadimento più frequenti sono la perdita di controllo dei mezzi (46%), molto spesso trattori, e la caduta dall’alto (16%); nelle Costruzioni la modalità di accadimento più frequente è la caduta dall’alto (71%); nel Manifatturiero tra i lavoratori più anziani, gli eventi mortali più frequenti sono dovuti a caduta dall’alto dei gravi (29%) e a caduta dall’alto degli infortunati stessi (21%); anche nel terziario, le modalità di accadimento più frequenti per gli infortuni mortali sono la caduta dall’alto (29%) e la caduta dall’alto dei gravi (25%), mentre nei trasporti gli infortuni mortali maggiormente ricorrenti sono la caduta dall’alto (40%), la caduta dall’alto dei gravi (12%) e l’avviamento inopportuno di veicolo, macchina e attrezzatura (12%).
Dalle analisi riportate emerge che i lavoratori anziani sono una parte crescente della forza lavoro, dal momento che si lavora più a lungo, per cui la gestione della SSL per la forza lavoro in età avanzata è divenuta una priorità. La strategia Europa 2020 si propone di aumentare il tasso di occupazione della popolazione in età compresa tra 20 e 64 anni al 75% ed è probabile che i cittadini europei dovranno lavorare più a lungo nei prossimi anni.
Gli studi condotti negli ultimi anni ci dicono che i lavoratori anziani in generale risultano avere meno incidenti/infortuni, ma questi tendono ad essere più gravi; l’assenteismo è meno frequente ma di maggiore durata; la loro adattabilità alle nuove tecnologie è più lenta ma solo quando la formazione è inadeguata.
I datori di lavoro, secondo la norma cogente devono effettuare la valutazione dei rischi considerando anche alcune caratteristiche individuali dei lavoratori come l’età, va in questo senso, con la finalità di adeguare quanto più possibile il lavoro all’uomo e non viceversa.
Emerge, infatti, la centralità della valutazione sulla persona e non sul solo rischio, integrando l’approccio della valutazione basata sui soli modelli e parametri di quantificazione (checklist, algoritmi, rilevazioni), con la considerazione di altri fattori, per lo più minimizzati, come l’organizzazione del lavoro, le relazioni, i tempi, le competenze, che nella analisi dei rischi in relazione all’età assumono una rilevanza ineludibile. In tale valutazione ha un ruolo fondamentale il Medico competente che dovrà essere coinvolto anche nella definizione dei compiti lavorativi e dei rischi correlati, soprattutto se ai lavoratori anziani sono già state impartite limitazioni/prescrizioni.
Fonte inail
A cura di: P.I. Pierpaolo RAVERA
ALLEGATI
Allegato: Scheda Infor.MO