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RIMOZIONE E BONIFICA AMIANTO: A CHE PUNTO SIAMO E COSA CI ATTENDE NEL PROSSIMO FUTURO
Da 27 anni in Italia, con l’introduzione della Legge 257 del 1992, è stata vietata qualsiasi attività di estrazione, commercio, importazione, esportazione, lavorazione e produzione di amianto. La legge 257/92 unitamente al relativo D.M. 6 settembre 1994 ha inoltre previsto le modalità di smaltimento, decontaminazione e di bonifica (rimozione, incapsulamento, confinamento) delle aree interessate dall'inquinamento da amianto nel territorio nazionale. Tutto questo non è ovviamente bastato a risolvere il problema, infatti ad oggi nell’ambiente restano quasi cinque quintali di materiali contenenti amianto per ogni cittadino: più di 30 milioni di tonnellate. Ogni anno in Italia muoiono a causa di patologie asbestosi correlate circa 3.000 persone, di cui più di mille a causa del mesotelioma pleurico ed il picco di mortalità è atteso per il 2025.
Il provvedimento (Atto Senato n. 778 DDL S. 778 - XVIII Leg.), nell’ottica di recepire la direttiva 2009/148/CE sulla protezione dei lavoratori dall’esposizione all’amianto, ha stabilito i termini per bonificare dall’amianto le strutture pubbliche e tutti i luoghi di lavoro dove i lavoratori sono, o possono essere, esposti alle fibre da amianto o da materiali contenenti amianto. A tale scopo è stato istituito presso il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare un apposito fondo per il quale la dotazione stabilita è di 100 milioni di euro annui per gli anni dal 2018 al 2022 e sono state fissate le seguenti scadenze:
- Entro il 1° gennaio 2019 deve essere ultimata la mappatura delle zone del territorio nazionale interessate dalla presenza di amianto.
- Entro il 1° gennaio 2020 la presenza di amianto, in qualunque luogo, deve essere evidenziata con l'apposizione di un'etichetta chiara e visibile recante l'indicazione della presenza di amianto e il simbolo del teschio raffigurante la morte.
- Entro il 1° gennaio 2024 gli interventi di bonifica devono essere portati a termine.
Ad oggi risulta incompleta la mappatura delle zone del territorio italiano interessate dalla presenza di amianto e pertanto verosimilmente non sarà rispettata neanche la seconda scadenza di identificazione con apposita targhetta di tutti i manufatti contenenti amianto.
Dal rapporto sul sito dello Sportello Amianto Nazionale risulta che ben 12 ARPA regionali non pubblicano correttamente e con un sistema facilmente accessibile il dato della Mappatura. La situazione si complica ben di più per le ASL, che non presentano un omogeneo protocollo di comunicazione e trasparenza. In molte ASL è mancata persino la risposta alle richieste di accesso agli atti pubblici regolarmente formulate dallo Sportello Amianto Nazionale nell’ambito della Ricerca.
Secondo il dossier “Liberi dall’amianto?” di Legambiente (dati 2018 relativi a 15 Regioni) sul territorio nazionale sono presenti 96.000 siti d’amianto e sono circa 370.000 le strutture contenenti amianto (tra cui 215.000 edifici privati, 50.000 pubblici, 20.000 siti industriali e 65.000 coperture in cemento amianto). Dei 265.000 edifici pubblici e privati con strutture in amianto, solo 7.000 sono stati bonificati. Quasi 58.000.000 di metri quadrati di coperture in cemento amianto. Per l’attuazione della bonifica dei locali pubblici e aperti al pubblico, presso il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare è stato istituito un apposito fondo per il quale la dotazione stabilita è di 100 milioni di euro annui per gli anni dal 2018 al 2022.
A rallentare la rimozione a livello nazionale hanno concorso i ritardi legati agli obblighi di legge e in particolare ai Piani Regionali Amianto. Infatti, la Legge 257/92 prevedeva la pubblicazione dei Piani Regionali Amianto entro 180 dalla sua entrata in vigore ma ad oggi ancora non tutte le regioni hanno provveduto alla divulgazione e risultano essere ancora di più quelle che non hanno risposto al questionario nel 2018 e nell’edizione precedente (del 2015).
Evidente l’importanza di completare al più presto il censimento e la mappatura dei siti contenenti amianto, su cui definire le priorità di bonifica, tanto più se si considera che secondo i dati raccolti dall'Osservatorio nazionale amianto (Ona) sarebbero ancora circa 2.400 le scuole italiane a rischio amianto che espongono più di 352.000 alunni e 50.000 tra personale docente e non docente.
Purtroppo le stime fino ad oggi suggeriscono che non sia stato raggiunto nemmeno un terzo della mappatura delle zone del territorio nazionale che presentano materiali contenenti amianto.
A cura di: Dott. Davide BAGLIONI