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Area Riservata
RADIAZIONI IONIZZANTI DA SORGENTI NATURALI - INDICAZIONI OPERATIVE DAL PAF
radiazioni ionizzanti
, valutazione dei rischi
Le radiazioni ionizzanti sono da sempre presenti nell’ambiente terrestre, poiché il nostro pianeta è composto da elementi costituiti in gran parte da nuclidi instabili (isotopi radioattivi). Gli elementi radioattivi sono quindi presenti ovunque: nelle rocce, nel terreno, in aria e in acqua (radioattività naturale). La radioattività naturale pertanto può essere considerata la sorgente principale di radiazioni cui l’uomo è normalmente esposto.
In particolare il radon (222Rn) è un gas radioattivo non percepibile dai nostri sensi che si forma nel sottosuolo e tende ad allontanarsi dal sito iniziale per fuoriuscire in atmosfera. In genere le concentrazioni di radon in aria esterna (radon outdoor) sono comunque molto basse, dell’ordine di pochi Bq/m3. In Italia alcuni studi stimano una concentrazione di radon outdoor di 10 Bq/m3.
Il radon indoor è ubiquitariamente presente: negli ambienti di vita, di lavoro, negli edifici pubblici (scuole, ospedali, ecc.), in quelli ricreativi (cinema, palestre, ecc.). La natura geologica del sito, la tipologia costruttiva dell’edificio, i materiali da costruzione utilizzati, le modalità di ventilazione sono tra i parametri più determinanti la concentrazione di radon indoor.
Il radon è ritenuto il principale fattore di rischio di cancro polmonare per i non fumatori e la seconda causa dopo il fumo di tabacco per i fumatori. Fumo di tabacco e radon hanno un effetto sinergico ed entrambi sono classificati dalla IARC-WHO (International Agency for Research on Cancer-World Health Organization; https://www.iarc.fr/) come agenti cancerogeni appartenenti al Gruppo 1.
Come riportato nel PAF (Portale Agenti fisici) molteplici studi epidemiologici confermano che l’esposizione al radon (inalazione di radon) aumenta il rischio di cancro polmonare nella popolazione generale. La percentuale di tutti i tumori polmonari attribuibili al radon è stimata tra il 3% e il 14%. Al momento non si hanno evidenze di altri effetti sulla salute. In Italia l’Istituto Superiore di Sanità stima che ogni anno i casi di tumore polmonare attribuibili all’esposizione al radon siano compresi tra 1500 e 5500. Gli studi epidemiologici hanno confermato anche che non esiste una “valore di concentrazione-soglia” al di sotto della quale l'esposizione al radon non presenti rischi. Anche basse concentrazioni di radon possono causare un piccolo aumento del rischio di cancro ai polmoni: è necessario pertanto far sì che le concentrazioni di radon indoor siano le più basse possibili.
Al momento odierno la normativa italiana vigente (D.Lgs 230/95), in relazione alla protezione dei lavoratori dall’esposizione al radon nei luoghi di lavoro, prevede un livello di azione pari a 500 Bq/m3, come concentrazione media annua di attività di radon in aria. L’esposizione per un arco di tempo pari a 2000 h/anno (un anno lavorativo) a tale concentrazione determina una corrispondente dose efficace pari a 3 mSv/anno.
La Direttiva 2013/59/Euratom ha introdotto nuove disposizioni relative al controllo del radon nei luoghi di lavoro a partire dall’introduzione di un nuovo livello di riferimento pari a 300 Bq/m3, come concentrazione media annua di attività di radon in aria.
Oltre alle linee guida per le misure di concentrazione di radon in aria nei luoghi di lavoro sotterranei del febbraio 2003 ed ai riferimenti del D.Lgs 230/95 e Direttiva 2013/59/Euratom il PAF ha reso disponibili, nel marzo 2019, nuovi elementi utili alla valutazione del rischio dovuto all’esposizione al radon nei luoghi di lavoro, alla presenza di radionuclidi nei materiali da costruzione, così come nelle materie prime, nei sottoprodotti e nei residui connessi ad alcuni processi industriali (le cosiddette attività NORM).
Per maggiori informazioni si riporta il link:
https://www.portaleagentifisici.it/fo_ionizzanti_index.php?lg=IT
La società ECOLAV SERVICE S.r.l. è a disposizione per assistere all’analisi e nella valutazione del rischio Radon che, come previsto dal Testo unico sulla sicurezza sul lavoro D.Lgs 81/2008, dev’essere inserita all’interno del documento di valutazione dei rischi. Essa pertanto, come per qualsiasi altro rischio, dovrà riportare l'entità delle concentrazioni riscontrate, il confronto con i limiti di legge e le azioni da mettere in atto in azienda ai fini della riduzione e del controllo del rischio espositivo.
A cura di: Dott. Marco CARENA