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L’IMPORTANZA DELLO SPAZIO DI LAVORO
ergonomia
, luoghi di lavoro
, stress
Una postazione ben progettata, in grado di rispondere alle specifiche esigenze di chi ci lavora, incide positivamente sul benessere lavorativo, influenzando la produttività del singolo e del gruppo e favorendo rapporti di qualità sia all’interno dell’azienda che con i clienti.
Tramite il coordinamento di varie attività, partendo da un’analisi della singola azienda che consideri tutti i suoi aspetti, quantitativi e qualitativi, si possono creare ambienti di lavoro in grado di garantire elevati livelli di benessere organizzativo anche in termini di produttività e di performance.
Il modo in cui l’ambiente fisico di lavoro può influenzare la salute del lavoratore è abbastanza ovvio, meno evidente è, invece, verificare le influenze a livello psicologico, ambito in cui il dato principale è come i lavoratori interpretano le caratteristiche di questi spazi, e quindi i risvolti sui loro comportamenti, considerando, tuttavia, che ciò che in realtà incide non è solo un elemento, ma la combinazione di vari fattori. Gli aspetti ambientali del posto di lavoro includono fattori quali il rumore, l’illuminazione, la qualità dell’aria, il comfort dal punto di vista della temperatura, la disposizione degli arredi e l’ergonomia, gli aspetti legati ai processi (come la possibilità di partecipare alla progettazione), ma anche agli obiettivi organizzativi; se le condizioni ambientali non sono adeguate, ciò si ripercuote negativamente tanto sul senso di soddisfazione lavorativa, quanto sulla produttività.
Ancora maggiormente collegato alla soddisfazione e alla produttività è il concetto di “comfort funzionale”, che va oltre al tradizionale concetto di comfort basato sulla misurazione delle reazioni dei lavoratori alla variazione di condizioni ambientali (temperatura, umidità, ventilazione, illuminazione, ecc.), collegando gli aspetti psicologici positivi e negativi dell’ambiente dei lavoratori con misure concrete relative al miglioramento delle prestazioni nei compiti e all’efficacia del team.
Il modo in cui un ambiente di lavoro è progettato, il suo lay-out, influisce anche sulla prestazione lavorativa, sull’impegno dei lavoratori, sullo sviluppo di nuove competenze nell’organizzazione e sulla crescita del “capitale umano”, aspetto intangibile dell’organizzazione rappresentato dagli elementi non fisici peculiari delle persone, come il sapere, le competenze, le esperienze e in genere le qualità personali e umane messe in campo che, assieme al “capitale organizzativo” e a quello “relazionale”, costituiscono il “capitale intellettuale” di un’azienda.
In questo contesto il termine “comportamento” assume un significato molto ampio comprendente non solo le azioni e le reazioni, ma anche le attitudini, i sentimenti, le aspettative, i valori e le credenze di chi lavora. Ciò significa concentrarsi sulle caratteristiche fisiche osservabili, ma anche sugli atteggiamenti che le persone hanno verso un particolare ambiente, ed è quindi importante il loro livello di soddisfazione percepita. La soddisfazione ambientale è, dunque, una misura implicita non solo dell’efficienza dell’ambiente di lavoro, ma anche della soddisfazione del lavoro.
Mentre il “comfort fisico” cerca di andare incontro ai bisogni umani di base, come sicurezza, igiene e accessibilità, il “comfort funzionale” viene considerato come un supporto allo svolgimento dei compiti e alle attività del lavoratore. La differenza tra un ambiente che supporta e uno che non supporta si valuta dal grado in cui chi lo occupa può conservare le sue energie e le sue risorse attentive per svolgere i suoi compiti, piuttosto che spenderle per fronteggiare condizioni ambientali avverse che causano stress e che hanno quindi conseguenze negative sulla produttività. Altro elemento importante è l’adattabilità degli spazi: uno spazio di lavoro non può essere progettato per essere definitivo e sostenere qualsiasi attività o compito, in maniera indifferenziata, ma piuttosto deve essere adattabile e negoziabile. Avere la possibilità di adattare il proprio spazio di lavoro incide anche su un aspetto molto importante rispetto al benessere lavorativo: la motivazione, ossia la spinta sostanziale che muove la persona all’azione. La dedizione al lavoro e la disponibilità ad affrontare i sacrifici, in termini sia di investimento di energie sul lavoro sia di organizzazione della propria vita privata, sono tra gli aspetti più significativi del fatto che i dipendenti vivano positivamente l’ambiente e l’organizzazione del lavoro.
L’utilizzo di uno spazio, anche quello di lavoro, è da considerarsi soddisfacente se, oltre a servire per lo scopo per il quale è stato progettato, lascia all’individuo uno “spazio di gioco”, in qualche modo, uno spazio all’immaginazione del singolo. L’eccesso di funzionalità può ostacolare una “crescita” nella persona che frequenta quel dato ambiente e renderla in qualche modo prigioniera dell’utilizzo specifico; più gli ambienti sono flessibili e permettono alle persone di adattarseli, più si prestano a una gestione poliedrica della propria immagine, più contribuiscono a un’attività di rielaborazione creativa, indirizzata verso bisogni espressi e inespressi. Sostengono l’autovalutazione del singolo circa la propria capacità di autodeterminarsi, di compiere atti “creativi” e “responsabili”, di adeguarsi ai tempi attivamente; ciò è collegato anche al concetto di “controllo sull’ambiente”, alla percezione di controllo da parte del lavoratore, che si sviluppa sostanzialmente su due livelli: meccanico-strumentale e di responsabilizzazione.
Favorire il controllo sull’ambiente evidenzia effetti positivi, favorendo le possibilità del lavoratore di partecipare al processo di decisione su come realizzare un determinato spazio di lavoro; l’accesso a queste opportunità aiuta la persona a gestire le richieste ambientali e la incoraggia a individuare nuove strategie per risolvere i problemi, evitando di incorrere nel rischio di sviluppare demotivazione e senso di impotenza appresa.
Queste considerazioni non possono dunque tralasciare l’importanza che lo spazio fisico riveste nell’interscambio comunicativo e collaborativo tra i membri di un’azienda; esso è infatti da considerare come un “mezzo di comunicazione” con cui ogni individuo si rende più o meno accessibile agli altri, con l’esigenza di incrementare e facilitare la comunicazione tra i lavoratori, i rapporti sociali e collaborativi. Ciò richiede un’analisi che tenga in considerazione aspetti e bisogni diversi, individuali e collettivi, tra loro in relazione dinamica, in quanto lo spazio personale del singolo si modifica proprio secondo le relazioni instaurate con gli altri nei vari contesti.
A cura di: Dott.ssa Elena RICHERI