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LA STIMA DEI COSTI DEGLI INFORTUNI
Nell’ambito degli incidenti sul lavoro, un tema particolarmente impattante e quindi interessante per tutte le componenti in gioco nel sistema aziendale è rappresentato dai costi degli infortuni, sebbene poi la ricaduta in termini di conseguenze economiche investa prevalentemente la figura del datore di lavoro (non entriamo nel merito delle conseguenze derivanti dall’applicazione del D.lgs. 231/2001, per quanto concerne la responsabilità amministrativa dell’Ente – persona giuridica).
Il costo complessivo degli infortuni è pari alla somma di tutti i costi derivanti da un episodio di infortunio lavorativo, suddivisibili principalmente in costi diretti ed indiretti.
Fra i costi diretti sono da considerare:
- il costo delle ore perse dal lavoratore vittima dell’infortunio;
- il costo della mancata produttività (per eventuali fermi impianto);
- il maggior premio pagato all’INAIL per l’infortunio;
- il costo di eventuali sanzioni amministrative;
- il costo dei risarcimenti agli infortunati.
Sono invece da considerare quali costi indiretti:
- i costi salariali corrispondenti al tempo perso dall’infortunato, dai colleghi di lavoro, dagli addetti al servizio sanitario, dagli addetti al servizio tecnico per le necessarie riparazioni/manutenzioni delle attrezzature danneggiate, etc.
- i costi complementari dovuti all’infortunato e quelli previdenziali;
- i costi per le ore supplementari da riconoscere ai colleghi dell’infortunato chiamati a sostituirlo, ovvero per l’assunzione a tempo determinato o indeterminato di un altro addetto con la spesa da affrontare per la sua formazione e addestramento;
- i costi materiali per la riparazione delle attrezzature danneggiate;
- i costi relativi all’aumento delle polizze assicurative;
- i costi per le spese legali da sostenere nel procedimento penale conseguente all’infortunio;
- i costi di immagine (costo cosiddetto “nascosto”);
- i costi per le penali previste da contratto, dovute alla mancata o ritardata consegna della commessa.
I costi indiretti possono variare da 2,5 a 4 volte i costi diretti, a seconda della gravità dell’infortunio verificatosi, dall’area aziendale coinvolta, dall’organizzazione aziendale.
Per poter fare un’analisi precisa sui costi totali degli infortuni e, di conseguenza, agire per una loro efficace riduzione, è necessario esaminare i costi della prevenzione e definire come questi interagiscano con i costi diretti ed indiretti.
Nei costi della prevenzione, possono rientrare le seguenti voci principali:
- i costi di gestione del sistema di prevenzione interno aziendale (SPP, sorveglianza sanitaria, corsi di informazione, formazione, addestramento, etc.);
- i costi di adeguamento degli impianti e delle macchine;
- i costi della progettazione/fattibilità del lay-out aziendale;
- i costi di adeguamento dell’ambiente di lavoro;
- i costi di acquisto dei DPI.
Da studi statistici ottenuti esaminando molteplici casi di infortunio, la letteratura tecnica si è potuta dotare di un grafico esplicativo (cfr. allegato) dal quale si evince un andamento decrescente del costo totale dell’infortunio (somma dei costi diretti e indiretti) all’aumentare dell’investimento nella prevenzione, costituita non solo da aspetti tecnici (esempio innovazione tecnologica condotta dall’azienda), ma anche di sviluppo della “cultura della sicurezza” in tutti i soggetti coinvolti. Tale ultimo aspetto è da ritenere indispensabile per una corretta gestione del processo produttivo.
Il rafforzamento della cultura della sicurezza è peraltro uno degli obbiettivi del D.lgs. 81/2008, imposto a tutti i livelli dell’organizzazione aziendale. Il percorso per il conseguimento di tale obbiettivo comprende, come ovvio, anche la formazione quale processo educativo di tutte le figure aziendali, con e senza compiti “attivi” nella gestione della sicurezza. Assume un valore sempre più determinante, nella gestione del rischio, l’insieme delle variabili di carattere soggettivo (quali elementi caratterizzanti il lavoratore, per esempio), a fianco degli aspetti oggettivi inerenti le caratteristiche delle attività condotte.
Per il lavoratore, il livello di percezione del rischio è certamente un fattore cruciale, in grado di condizionare (positivamente o negativamente) il suo percorso professionale nei confronti dei pericoli presenti sul posto di lavoro.
Formazione ed esperienza acquisita sul campo, nonché partecipazione e consultazione, concorrono fortemente a conferire le giuste competenze al lavoratore, favorendo l’adozione di comportamenti sicuri. Processo certamente non privo di ostacoli, nella complessa varietà di situazioni con differenti tipologie e livelli di esposizione a rischi.
La messa in atto di comportamenti pericolosi ed il mancato rispetto di regole e procedure di lavoro sono elementi fondamentali da correggere, anche attraverso un giusto approccio mentale alla tematica. Possono essere il risultato di una errata percezione del rischio da parte del lavoratore, che spesso si traduce nella sottostima del rischio reale. Fra le principali cause di tale condizione consideriamo la disattenzione, l’errata convinzione che lavori di breve durata od occasionali possano essere privi di rischi, l’eccessiva sicurezza nelle proprie capacità e l’affidamento alla propria esperienza/anzianità lavorativa, etc.
Occorre fare i conti anche con la difficoltà di cambiare i propri atteggiamenti, pur se riconosciuti non sicuri, qualora gli stessi producano “vantaggi” immediatamente percepibili e certi (comodità, rapidità, etc.), ovvero espongano a potenziali conseguenze, ma future ed incerte (potrebbe succedere che…..).
Ogni lavoratore quindi, dovrebbe acquisire la capacità di valutare i rischi propri dell’attività da eseguire, attraverso un semplice ragionamento mentale (favorito dalle varie attività a lui rivolte e precedentemente descritte), così riassumibile:
- pensare mentre si agisce, ed avere sempre le idee chiare (ho capito cosa devo fare? – esistono procedure standard per questo lavoro? – sono in possesso di tutti i permessi di lavoro necessari? – dispongo di tutti i dispositivi di protezione necessari? – i miei utensili e le mie attrezzature sono in adeguate condizioni di efficienza?);
- verificare l’esposizione al rischio (come e dove viene effettuato il lavoro? – quali sono i rischi?);
- valutare il rischio (qual è il livello dei rischi individuati? - cosa potrebbe succedere nel caso si perdesse il controllo della situazione?);
- adottare le necessarie precauzioni per il controllo dei rischi individuati.
In tal modo, si potrà procedere con l’effettuazione del lavoro in sicurezza, con l’attenzione rivolta anche al possibile cambiamento degli scenari e dei rischi conseguenti.
A cura di: P.I. Marco ANTONIELLI
ALLEGATI
Allegato: Grafico