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LAVORO SICURO IN UFFICIO: QUALI PARAMETRI RISPETTARE
In ambienti come gli uffici è molto importante, per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, una corretta progettazione dell’ambiente e della postazione di lavoro e l’adozione di corretti comportamenti e scelte.
Anche in questi luoghi di lavoro è infatti necessario applicare i principi dell’ergonomia, quella disciplina che studia l'attività umana in relazione alle varie condizioni (ambientali, organizzative, strumentali) in cui si svolge, al fine di adattarle alle esigenze dell'individuo in rapporto alle sue caratteristiche ed alle sue attività. Essa, dunque, è quella scienza che ha per oggetto il rapporto tra l’uomo e la prestazione lavorativa e come obiettivo primario l’individuazione delle giuste soluzioni per evitare, fin dal principio, effetti dannosi sulla salute dell'individuo.
A parlare in questi termini dell’ergonomia, con riferimento alle attività lavorative negli uffici, è un documento, dal titolo “La sicurezza in ufficio”, prodotto dall’Ufficio Speciale Prevenzione e Protezione dell’ Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e pubblicato sul portale dell’Ateneo.
In esso si ricorda che un posto di lavoro ben concepito è “la migliore premessa per garantire il benessere lavorativo e, di conseguenza, un buon rendimento sul lavoro. I fattori negativi o dannosi per la salute e sicurezza si possono eliminare adottando adeguate misure tecnico organizzative”.
Si riportano poi i principali requisiti che devono possedere i vari elementi della postazione.
Iniziando dal piano di lavoro:
- “deve avere una superficie a basso indice riflettente ed essere stabile;
- deve avere una dimensione sufficiente per permettere una disposizione flessibile dello schermo, della tastiera e del materiale accessorio;
- l’altezza da terra deve essere indicativamente compresa tra 70 e 80 cm, per consentire l’alloggiamento e il movimento degli arti inferiori, nonché l’ingresso del sedile e dei braccioli, se presenti;
- la profondità deve assicurare un’adeguata distanza visiva dallo schermo”.
Altri elementi da analizzare sono il sedile, lo schienale e il poggiapiedi.
Il sedile deve:
- “essere stabile;
- avere un’altezza regolabile indipendentemente dallo schienale;
- essere dotato di un meccanismo girevole per facilitare i cambi di direzione;
- permettere all’utilizzatore libertà nei movimenti e una posizione comoda;
- avere dimensioni della seduta adeguate alle caratteristiche antropometriche dell’utilizzatore;
- avere un meccanismo girevole per facilitare i cambi di posizione e deve poter essere facilmente spostabile secondo le necessità dell’utilizzatore”.
E in particolare lo schienale deve:
- “assicurare un adeguato supporto alla regione dorso-lombare dell’utente;
- essere adeguato alle caratteristiche antropometriche dell’utilizzatore, con altezza e inclinazione regolabili;
- consentire all’utilizzatore delle regolazioni per fissare lo schienale nella posizione selezionata;
- sia lo schienale che la seduta, devono avere bordi smussati ed essere costituiti da materiali traspiranti e pulibili”.
Si ricorda poi che il poggiapiedi deve “essere messo a disposizione di coloro che lo desiderano, per poter assumere una postura adeguata agli arti inferiori”. E non deve “potersi spostare durante l’uso”.
Altre indicazioni vengono date su schermo/monitor, tastiera e mouse.
Si indica che lo schermo deve poter garantire:
- “una buona definizione dell'immagine;
- un'immagine stabile, senza sfarfallamento o tremolio;
- un’orientabilità e inclinabilità per essere adeguata alle esigenze dell'utilizzatore;
- una forma chiara e una grandezza sufficiente dei caratteri, con adeguato spazio tra di essi;
- un corretto contrasto di luminosità tra i caratteri e lo sfondo dello schermo;
- il contrasto deve essere facilmente regolabile per l'adattamento alle condizioni ambientali;
- l’assenza di riflessi o riverberi che possono causare disturbi all'utilizzatore durante lo svolgimento della propria attività”.
Inoltre la tastiera deve:
- “essere separata dallo schermo e facilmente regolabile;
- essere dotata di un meccanismo che consenta di variare la pendenza per consentire al lavoratore una posizione tale da non provocare affaticamento alle braccia e alle mani;
- avere una superficie opaca per evitare i riflessi;
- i simboli dei tasti devono presentare sufficiente contrasto ed essere leggibili”.
E il mouse o gli eventuali altri dispositivi di puntamento “devono essere posti sullo stesso piano della tastiera, in posizione facilmente raggiungibile e disporre di spazio adeguato per il loro uso”. Mentre i documenti di lavoro devono essere posti “in modo tale da ridurre al minimo i movimenti della testa e degli occhi (la tastiera, il documento e il video devono essere vicini tra loro e circa alla stessa distanza dagli occhi)”. E l’eventuale supporto per i documenti “deve essere stabile e regolabile”.
Riguardo i requisiti della postazione di lavoro, il documento riporta, in conclusione, alcune utili indicazioni sulla corretta postura al videoterminale (VDT) che possono favorire la prevenzione dei disturbi all’apparato muscolo scheletrico:
- “spalle rilassate e schiena dritta;
- spazio del piano di lavoro davanti alla tastiera sufficiente a consentire l’appoggio di mani e avambracci (distanza della tastiera dal bordo della scrivania di circa 20 cm);
- schienale regolato in modo da fornire il corretto sostegno della zona dorso lombare;
- altezza del piano di seduta che consenta il pieno appoggio a terra dei piedi;
- eventuale pedana poggiapiedi;
- gambe piegate in modo da formare un angolo di circa 90°;
- parte superiore dello schermo all’altezza degli occhi e sguardo perpendicolare al monitor ad una distanza compresa tra i 50 e i 70 cm”.
Nel documento, che vi invitiamo a visionare integralmente, sono riportate immagini esplicative e indicazioni sulla normativa vigente per i videoterminalisti.
Si indica, infine, che l’impiego prolungato di computer portatili “necessita della disponibilità di una tastiera e di un mouse o altro dispositivo di puntamento esterni, nonché di un idoneo supporto che consente il corretto posizionamento dello schermo”.
Tuttavia al di là della postazione di lavoro vera e propria e della collocazione e caratteristiche delle attrezzature utilizzate, vi sono alcuni parametri fisici che possono influenzare molto l’ambiente di lavoro: illuminazione, qualità dell’aria indoor e microclima.
Riguardo all’illuminazione si ricorda che un ambiente di lavoro “deve essere dotato di sufficiente illuminazione naturale, eventualmente integrata da sistemi di illuminazione artificiale anche localizzati”. E la corretta illuminazione di un luogo di lavoro “deve essere tale da garantire:
- buona visibilità: per svolgere correttamente la propria attività;
- comfort visivo: l’insieme deve soddisfare le necessità di carattere fisiologico e psicologico;
- sicurezza: le condizioni di illuminazione devono garantire un pronto e sicuro discernimento dei pericoli e facilità di movimento per mettersi in sicurezza”.
E per evitare l’affaticamento visivo “deve essere garantito un livello di illuminazione compatibile con l’impegno visivo richiesto dall’attività lavorativa. A tal fine, per l’illuminazione artificiale, il parametro di riferimento utilizzato è l’illuminamento definito come il rapporto tra il flusso luminoso che incide su di una superficie e l’area della superficie stessa e si misura in Lux. I valori di illuminamento raccomandati negli uffici sono compresi tra 300 - 750 Lux”.
Mentre per l’illuminazione naturale “si fa riferimento al fattore medio di luce diurna, il cui calcolo è piuttosto complicato; oppure si utilizza un indice più facilmente calcolabile, ancorché meno preciso, che è il rapporto illuminate (RI), ossia il rapporto tra la superficie finestrata prospiciente spazi esterni e la superficie del locale. Il valore minimo di (RI) associato agli uffici (come a molte altre categorie di destinazione d’uso) è pari a 1/8”.
In particolare la progettazione adeguata di un ambiente visivo “deve evitare che si verifichino le seguenti condizioni:
- abbagliamento diretto per la presenza di finestre, superfici luminose o lampade non schermate, nel campo visivo del lavoratore.
- abbagliamento indiretto per riflesso dovuto alla presenza di superfici lucide riflettenti (metalli, specchi, ecc.);
- abbagliamento per contrasto tra superfici illuminate e ambienti scuri (es. un segnale luminoso in un ambiente buio)”.
Questi alcuni accorgimenti per prevenire i disturbi connessi con l’errata progettazione del posto di lavoro:
- “prevedere che le finestre siano munite di idonee schermature regolabili (tende, veneziane, frangisole, ecc.);
- le fonti di luce artificiale devono essere provviste di schermi, esenti da sfarfallio e, possibilmente, con intensità luminosa regolabile e con la medesima temperatura di calore;
- evitare la presenza di finestre o fonti di luce artificiale non schermate davanti ai monitor;
- il monitor deve essere orientato ortogonalmente rispetto alle finestre”.
Il documento si sofferma anche sulla qualità dell’aria indoor e ricorda che i principali fattori di inquinamento dell’aria indoor sono contaminanti biologici (ad es. microorganismi patogeni), contaminanti fisici (ad es. radon, campi elettromagnetici, rumore) e contaminanti chimici (ad es. ozono, formaldeidi, composti organici volatili, polveri/fibre inalabili, anidride carbonica, monossido di carbonio).
In particolare il livello della qualità dell’aria negli uffici deve essere “tale da garantire:
- la soddisfazione delle esigenze di benessere della maggior parte delle persone presenti nell'ambiente di lavoro;
- l’assenza di agenti inquinanti noti in concentrazioni tali da arrecare danno alla salute o causare condizione di malessere per gli occupanti”.
E per contrastare la nocività degli agenti inquinanti è “opportuno adottare alcuni accorgimenti, quali:
- assicurare un adeguato numero di ricambi d’aria, ottenuti anche attraverso la semplice apertura delle finestre per 5 minuti con intervalli di circa 2 ore;
- prevedere che negli ambienti in cui sono presenti impianti di ventilazione o di trattamento dell’aria venga effettuata la regolare pulizia dei filtri e delle bocchette di ventilazione;
- verificare che le bocchette di emissione degli impianti di ventilazione/trattamento dell’aria non siano ostruite da oggetti e che siano orientate in modo da impedire flussi d’aria diretti sulle persone;
- assicurare che venga effettuata la corretta pulizia dei luoghi di lavoro;
- non fumare negli ambienti chiusi”.
Concludiamo con qualche breve cenno al microclima.
Il documento indica che il microclima è il “complesso dei parametri fisici che caratterizzano un determinato ambiente, i quali, insieme ai parametri individuali, quali l’attività metabolica e l’abbigliamento, determinano gli scambi termici tra l’ambiente stesso e gli individui che vi operano”. E un microclima confortevole è “quello che suscita nella maggioranza degli individui presenti, una soddisfazione per l’ambiente dal punto di vista termoigrometrico, e quindi una situazione di ‘benessere termico’ o ‘comfort’”.
A questo proposito si ricorda che l’organismo umano è un “sistema che opera in modo ottimale quando la temperatura del suo nucleo viene mantenuta entro un ristretto intervallo di variabilità (omeotermia), che si assesta tra i 36°C e i 37°C”. E, tenuto conto dei vari meccanismi di termoregolazione (sudorazione, vasodilatazione, vasocostrizione, brividi, . . .), il benessere termico “si ottiene quando il raggiungimento dell’omeotermia avviene attraverso una fisiologica risposta del sistema di termoregolazione, e ciò si ha quando le condizioni microclimatiche sono confortevoli. Viceversa, quanto più ci si allontana dalle condizioni termoigrometriche ottimali, tanto più i processi di termoregolazione non riescono ad intervenire e il mantenimento dell’omeotermia avviene al prezzo di un forte impegno organico con conseguenze che possono andare dalle modificazioni delle attività psicosensoriali e psicomotorie (affaticamento, distrazione) all’interferenze con l’attività svolta che può essere causa dell’aumento di infortuni”. Senza dimenticare che insufficienti condizioni microclimatiche nel luogo di lavoro “possono essere responsabili di malesseri vari (ad esempio in caso di esposizione diretta e prolungata a correnti d’aria) e raffreddamento (in caso di temperature troppo basse)”.
Il documento riporta alcuni accorgimenti per prevenire il discomfort termico:
- “adeguare il vestiario alla temperatura degli ambienti e alle stagioni;
- assicurare livelli di temperatura e umidità conformi ai valori previsti dalle norme vigenti. In particolare per le attività d’ufficio: Temperatura estiva: 19-24 °C (22 °C valore raccomandato); Temperatura invernale: 17,5 - 21,5 °C (19,5 °C valore raccomandato). Per tutti i periodi stagionali è raccomandata un’umidità relativa compresa tra il 40% e 60%;
- schermare le finestre con tende, brisoleil, ecc;
- dotare gli impianti di termostati regolabili localmente;
- provvedere alla regolare manutenzione e pulizia degli impianti di climatizzazione.;
- durante i periodi molto caldi e secchi, assumere una maggiore quantità di liquidi”.
E si indica, infine, che il comfort termico può essere mantenuto soltanto quando il calore metabolico è uguale al calore disperso dal corpo.
In allegato, la versione integrale del documento preso in esame (“La sicurezza in ufficio”, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”).
A cura di: Dott.ssa Elena RICHERI
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Allegato: “La sicurezza in ufficio”, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”