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DONNE E INFORTUNI SUL LAVORO: LE MAGGIORI CAUSE E CONSEGUENZE
Nel mese di marzo 2017 l’Istituto Nazionale per l’Inail ha pubblicato un interessante dossier, sul tema della tutela delle donne lavoratrici, dal titolo “Infortuni e malattie professionali. Dossier donne”.
Il fascicolo ci dà informazioni sull’andamento infortunistico delle lavoratrici, sugli infortuni in itinere, sulle malattie professionali e su un progetto pilota in materia di prevenzione in ottica di genere; ci racconta, inoltre, come nel 2015 il World Economic Forum, con la relazione sulle differenze di genere “aveva fatto sperare in un miglioramento sostanziale dell’Italia, che in un solo anno aveva guadagnato ben 28 posizioni, collocandosi 41esima su 145 nazioni”. Tuttavia, un anno dopo – continua il dossier - l'Italia ha “perso nove posizioni, scivolando al 50esimo posto del Global Gender Gap Index 2016”. Tale regressione è dovuta principalmente al netto peggioramento nell'indicatore della partecipazione socio-economica. Si sottolineano, inoltre, forti differenze tra i sessi che “si riscontrano in particolare a livello di equità salariale. Rispetto a questo indicatore, l’Italia è addirittura 127esima: in termini monetari, a parità di posizione le lavoratrici percepiscono 48 centesimi contro un euro dei lavoratori”.
Da quanto emerge dal documento, l’incidenza degli infortuni delle lavoratrici sul totale delle denunce presentate è “particolarmente elevata nei settori dei servizi domestici e familiari (89,5%), della sanità e assistenza sociale (73,6%) e della confezione di articoli di abbigliamento (70,6%), settori in cui le donne risultano maggiormente impiegate. Nel conto Stato si registra un’incidenza infortunistica femminile del 51,1%, mentre lo stesso dato tra i settori più rischiosi dell'industria scende addirittura al 2,9% nelle Costruzioni”.
Ma quali sono le cause e le conseguenze più frequenti negli infortuni al femminile?
Il dossier indica che prendendo in considerazione “solo i casi avvenuti in occasione di lavoro e accertati positivamente, la caduta si conferma la prima causa di infortunio per le donne (30,7% sul totale degli infortuni occorsi alle lavoratrici) e la seconda per gli uomini (20,8%), seguita dalla perdita di controllo di una macchina/mezzo di trasporto (17,2%), che per i lavoratori rappresenta invece la prima causa (29,3%)”. Le conseguenze più rilevanti di questi infortuni risultano essere “contusioni e lussazioni, con pesi relativi maggiori per le lavoratrici (rispettivamente 35,6% contro il 28,2% dei lavoratori e 31,8% contro 25%)”.
Per quanto riguarda le denunce di infortunio nel 2015, invece, 27.352 sono state effettuate da donne straniere, pari al 12% del totale delle donne infortunate. Le più colpite, in valore assoluto, sono state le lavoratrici nate in Romania (5.195 casi), Albania (1.983) e Marocco (1.969). Le straniere decedute sono state 19 (il 17,3% dei 110 decessi femminili denunciati) pari al 9,7% delle 196 denunce di infortuni mortali occorsi a lavoratori stranieri di entrambi i sessi”.
Nel settore scolastico, poi, si segnala che nel 2015 “sono stati denunciati quasi 15mila infortuni occorsi a insegnanti e maestri delle scuole pubbliche e private: circa l’87% dei casi ha riguardato il genere femminile”, mentre tra gli studenti “la componente femminile è pari al 43% dei circa 80mila infortuni occorsi nel 2015 nelle scuole pubbliche e private”.
Qualche informazione viene fornita anche sugli infortuni in ambito domestico: in questo caso si indica che le “denunce legate alla polizza assicurativa contro gli infortuni domestici – obbligatoria per tutte le persone di età compresa tra i 18 e i 65 anni che si occupano della cura della casa in maniera abituale, esclusiva e gratuita – sono state complessivamente 637. La quasi totalità (623) ha riguardato, come atteso, le donne, con un calo del 15,7% rispetto alle 739 denunce femminili del 2014 (su un totale di 757)”.
Infine, nell’ambito del “rischio strada”, rispetto al numero complessivo delle denunce “la quota degli infortuni in itinere, avvenuti cioè nel tragitto casa-lavoro-casa, per le donne si conferma decisamente più elevata rispetto agli uomini, sia in valore assoluto (per il 2015 rispettivamente 49.721 casi contro 45.722) che in percentuale (21,9% contro 11,2%)”. L’incidenza del “ rischio strada” sulle lavoratrici è ancora più evidente se si fa riferimento alle denunce dei casi mortali: “per le donne, sempre per l’anno 2015, più di un decesso su due (52,7%) è avvenuto in itinere, mentre tra gli uomini lo stesso rapporto è di circa uno su cinque (22,1%)”. Un divario di genere che si mantiene anche sommando le denunce dei casi mortali avvenuti in itinere e quelli in occasione di lavoro, entrambi con coinvolgimento di un mezzo di trasporto. Questo probabilmente “perché le donne sono occupate per oltre il 50% nel ramo dei servizi, in attività solitamente meno pericolose di quelle industriali, ma comunque soggette al rischio che si corre negli spostamenti tra l’abitazione e il luogo di lavoro, anche molto frequenti e ripetuti in attività come quelle del personale domestico e di assistenza sociale domiciliare, in cui prevale nettamente la quota femminile”.
Nel documento troviamo poi un interessante studio specifico della Consulenza statistico attuariale Inail e alcuni indicazioni sui fattori di rischio del pendolarismo; riguardo a quest’ultimo aspetto si evidenzia come il pendolarismo “aumenti sia le difficoltà nella vita familiare e sociale, legate anche a stress emotivo (separazione/divorzio dal coniuge, gestione della casa, dei bambini, degli anziani. . .), sia i disturbi del sonno. Il maggiore rischio per le donne pendolari sarebbe anche dovuto al minore tempo di recupero, riposo e svago, elementi che possono influire negativamente sull’attenzione, sia nella guida del veicolo che negli spostamenti casa-lavoro, incrementando il rischio di incidenti stradali”.
Per magiori approfondimenti, si rimanda alla lettura del documento integrale (cfr. allegato).
A cura di: Dott.ssa Elena RICHERI
ALLEGATI
Allegato: Infortuni e malattie professionali. Dossier donne