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 Gio 30 Apr 2020

COVID-19: LAVORARE IN UFFICIO

  prevenzione , salute , sicurezza

COVID-19: LAVORARE IN UFFICIO

La fase della ripartenza, la c.d. FASE 2, è ormai prossima e per molte persone si sta avvicinando il momento in cui si ritornerà nei luoghi di lavoro. Per quanto riguarda i reparti produttivi si è molto discusso ed è presumibile che le misure adottate dalle aziende saranno efficaci, considerando, inoltre, che i lavoratori dei reparti produttivi sono, generalmente, già abituati a confrontarsi con i rischi: cose da non toccare, ambienti da non frequentare, distanze da mantenere. . . Ma negli uffici?

Come sempre, la prima misura di sicurezza da attuare, quando possibile, è l’eliminazione dei rischi. Per questo motivo il Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro aggiornato il 24 aprile (cfr. DPCM 26/04/2020) ribadisce quanto stabilito già nella sua prima emanazione, ovvero l’importanza che sia attuato il massimo utilizzo, da parte delle imprese, di modalità di lavoro agile:

“utilizzare lo smart working per tutte quelle attività che possono essere svolte presso il domicilio o a distanza”.

E aggiunge:

“il lavoro a distanza continua ad essere favorito anche nella fase di progressiva riattivazione del lavoro in quanto utile e modulabile strumento di prevenzione”.

Deve, pertanto, essere valutato il proseguimento del c.d. smart working (spesso confuso col telelavoro) o, in alternativa, è bene ricorrere a part-time verticali o orizzontali al fine di limitare la presenza di persone negli uffici.

Il Protocollo, inoltre, ricorda che:

“non sono consentite le riunioni in presenza. Laddove le stesse fossero connotate dal carattere della necessità e urgenza, nell’impossibilità di collegamento a distanza, dovrà essere ridotta al minimo la partecipazione necessaria e, comunque, dovranno essere garantiti il distanziamento interpersonale e un’adeguata pulizia/areazione dei locali”.

Ciò che si deve perseguire è, pertanto, lo sfasamento spaziale o temporale delle attività.

Riguardo agli spazi comuni, viene poi confermato che:

“l’accesso agli spazi comuni, comprese le mense aziendali, le aree fumatori e gli spogliatoi è contingentato, con la previsione di una ventilazione continua dei locali, di un tempo ridotto di sosta all’interno di tali spazi e con il mantenimento della distanza di sicurezza di 1 metro tra le persone che li occupano”.

Come spesso accade, negli uffici, si è abituati ad avere colleghi e collaboratori a portata di mano, ed è pertanto difficile garantire sempre il mantenimento della distanza di sicurezza di un metro. Viene quindi da chiedersi come gestire gli spazi e le distanze all’interno degli uffici e, soprattutto, negli openspace. Da questo punti di vista il Protocollo introduce la possibilità di riorganizzare gli spazi di lavoro:

“è’ necessario il rispetto del distanziamento sociale, anche attraverso una rimodulazione degli spazi di lavoro, compatibilmente con la natura dei processi produttivi e degli spazi aziendali”.

Per gli ambienti in cui operano più lavoratori contemporaneamente, come gli uffici, è quindi importante, laddove possibile, valutare il riposizionamento e la riorganizzazione delle postazioni di lavoro, intervenendo su due aspetti: le distanze e le separazioni; Laddove il distanziamento non fosse efficace o praticabile, si può ricorrere a separazioni fisiche, interponendo barriere tra le postazioni e tra queste e i percorsi o i punti di stazionamento delle persone (es. reception).

Parallelamente è opportuno stabilire chiare regole di accesso ai locali e di fruizione degli spazi comuni, che si traduce, ad esempio, in segnaletica a terra, sia per le distanze dalle postazioni, sia per i percorsi da seguire, al fine di evitare incroci o interferenze tra persone in movimento, soprattutto in corrispondenza di porte e in ingresso o uscita dagli uffici.

In aggiunta, una buona ventilazione è tra gli strumenti utili a prevenire la diffusione del virus, ottenibile mediante l'apertura delle finestre. Tale soluzione è indicata nel Protocollo, soprattutto per gli spazi comuni:

“l’accesso agli spazi comuni, comprese le mense aziendali, le aree fumatori e gli spogliatoi è contingentato, con la previsione di una ventilazione continua dei locali”.

La ventilazione naturale da preferirsi rispetto ai sistemi di raffrescamento e condizionamento, in quanto i flussi di aria condizionata potrebbero contribuire alla diffusione del virus.

Per quanto riguarda l’uso delle mascherine, anche in ambienti ad uso ufficio, il Protocollo, nella sua nuova emanazione, afferma che:

“è previsto, per tutti i lavoratori che condividono spazi comuni, l’utilizzo di una mascherina chirurgica, come del resto normato dal DL n. 9 (art. 34) in combinato con il DL n. 18 (art 16 c. 1)”.

L’uso delle mascherine pare quindi necessario, indipendentemente dal rispetto della distanza interpersonale di 1 metro. Si ricorda l’importanza di formazione in merito al corretto uso dei dispositivi di protezione.

Quando detto, sempre senza prescindere dalla pulizia e dall’igienizzazione, sia personale che di locali e attrezzature, come già ampiamente affermato e stabilito anche dal Protocollo. Il virus, infatti, non si trasmette solo per via aerea ma anche tramite contatto con superfici contaminate. Molta attenzione, quindi, deve essere posta alla pulizia di tutte le c.d. superfici comuni (maniglie di porte e finestre, tavoli, stampanti, macchina del caffè, ecc,).

Ne consegue l’importanza di mettere a disposizione sistemi per la pulizia e l’igienizzazione di mani e superfici (es. dispenser di gel igienizzante e carta usa e getta), magari accompagnati da opportuna segnaletica di avvertimento e prescrizione.

Molto importante, in aggiunta, sensibilizzare il personale in merito all’importanza di non sottovalutare il rischio legato agli oggetti personali (telefono, chiavi, occhiali, ecc.) che, spesso, vengono appoggiati su superfici potenzialmente contaminate e sono maneggiati quotidianamente sottovalutandone la pericolosità.

Infine, è bene ribadire importanti regole di comportamento che dovrebbero essere delle nuove abitudini ormai consolidate: non toccarsi bocca, naso e occhi, starnutire o tossire nell’interno del gomito, evitare strette di mano o altri contatti con le persone e, soprattutto, igiene delle mani, sempre.





A cura di: Ing. Riccardo BESSONE


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